Ci vediamo a casa

– Scritto il 12 Gennaio 2022

Sono sempre brutti, gli arrivederci. Non credo riuscirò mai ad abituarmici.

Eppure capita così maledettamente spesso, di dover salutare per sempre.
Certo, molte volte, un po’ giocando ed un po’ no, spesso si finisce per esorcizzare quell’evento. Ci si ride, ci si scherza, in fondo cosa vuoi che sia? In tanti casi si tratta di un rito di passaggio, in altri di un’occasione da “ad maiora”, in altri ancora di un qualcosa che, semplicemente, non era poi così importante e che non lascerà mai tracce.

Ma ci sono dei momenti – e a pensarci è successo proprio a tutti – in cui si chiudono capitoli più grandi davanti ai nostri occhi. Solo che non possiamo coglierli.
E come potremmo?
Il piano non è quello, l’idea è che ci sia ancora un’altra pagina, la frase scritta in fondo non è ancora finita eppure, al girar del foglio, ci accorgiamo che.
Il vuoto.
Una conclusione non c’è. Tutto si interrompe.

Molte volte, ed è l’addio peggiore, si fa qualcosa per l’ultima volta senza esserne affatto consapevoli.
L’ultima partita a un certo gioco, l’ultima cena con il gruppo tuo di sempre, l’ultimo saluto un po’ scherzoso e divertito a cui però non ci sarà prosecuzione. Non sempre si può camminare un’ora tra costanti lacrime teutoniche perché, senza poterne avere la matematica certezza, si sa già cosa avverrà, e se è vero che raramente si può trattare di ricorrenze imprescindibili, anche l’amaro in bocca che lascia la consapevolezza sopraggiunta troppo tardi è crudelmente molto noto. “L’avessi saputo, me lo sarei proprio goduto”.

In fondo è questo, quel che amo delle entità. Che tornano.
Esse sovrastano l’evento singolo, e trascendendolo in qualcosa di più alto ne restano completamente indipendenti, rendendo ogni individuo solamente come parte di un tutto superiore.
Non c’è pericolo. Non c’è possibilità di sconfitta.
Non se ne andranno mai.

A volte tutto ciò di cui ho bisogno è una squadra che vinca sempre.
Una squadra fantastica che – in generale – renda ogni quartiere una fortezza; un luogo che pulsi e in cui mille voci colorate esaltino all’unisono una singola, unica e insuperabile emozione.
In mezzo alla tua gente, al tuo popolo, ai tuoi ideali.
Lì, nel posto che così spesso hai definito speciale. Quello in cui ti guardi intorno ed è pieno zeppo, ma che poi a vedere bene ci sei soltanto tu.
Non importa chi hai al tuo fianco. Sei da solo. Più forte di quarantatremila altri te.

Forse, questa volta, quel luogo di sogni e di certezze è davvero più vicino. Quasi a un passo.
Le duecento e più vittorie lo confermano, e ricongiungendosi col futuro ad intervalli regolari ne mantengono inalterata la tradizione e ne proseguono con sempre puntuale innovazione le avventure.
Il progresso verso il bene, in fondo, è già impresso nelle ossa.

Prima, però, resta ancora da dirsi arrivederci.
C’è un ultimo viaggio da affrontare, e, sebbene faccia male, in questo caso sei perfettamente in grado di viverlo come merita. Tanto lo sai già, non potrà mai essere davvero definitivo.
Puoi godertelo, e farlo col sorriso.

Addio di nuovo, allora. Almeno fino alla prossima volta.
Ci vediamo a casa.

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